Anne Frank, tredicenne ebrea, in pieno regime nazista, si rifugia con la famiglia ad Amsterdam, nella speranza di sfuggire alle persecuzioni, ma il rapido sopraggiungere dei soldati tedeschi in Olanda costringe lei e i familiari a nascondersi in un alloggio segreto, dove rimangono per due anni e trenta giorni dal 12 giugno 1942 al primo agosto 1944.
Sulle pagine del suo diario, ella riversa non solo le difficoltà della forzata convivenza e il peso della monotonia di infiniti giorni trascorsi a pelare patate, recitare poesie, scrivere, litigare, aspettare, ma anche la paura della guerra, l’angoscia scaturita dalla protratta clandestinità e, soprattutto, il terrore di essere tradita e arrestata.
Tuttavia, Anne Frank resta un’adolescente e, come tale, descrive il conflittuale rapporto con la madre, le incomprensioni con il padre, ingigantite dal quel costante ritrovarsi in una situazione di insicurezza e precarietà, le strane e sconosciute sensazioni che prova per il giovane Peter e, soprattutto, il suo grande desiderio di libertà, di una vita al di fuori di quel ristretto e cupo ambiente.
Annelies Marie Frank (1929–1945) è divenuta il simbolo della Shoah per il suo diario scritto nel periodo in cui lei e la sua famiglia si nascondevano dai nazisti. In seguito alla loro cattura, Anne e sua sorella, dopo essere passate da Auschwitz, finirono al campo di Bergen-Belsen, dove morirono di tifo e di stenti tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo del 1945.